Perché mi affascina la Natura
Perché mi piace la fisica? Perché mi affascina la Natura!
D'istinto, e molto brevemente, direi che questo è il motivo principale. Basterà però allontanarsi dal dettaglio di una frase, cambiare punto di vista e osservare la risposta nella sua complessità per vedere il pesante piedistallo su cui poggia questa affermazione.
Chiedere a qualcuno come mai piaccia la propria professione, può essere rischioso come scoperchiare il vaso di Pandora: non sai quello che sbucherà fuori ma ci sarà sempre qualcosa che può sorprendere, come un aspetto mai considerato fino ad allora (in positivo, o in negativo).
Non penso che fisici si nasca, ma elementi essenziali sono certamente la curiosità e il fascino per l'ignoto. Credo che queste caratteristiche siano innate ma, come ogni altra dote, devono essere stimolate opportunamente.
Solitamente, ciò che è ignoto sconcerta tanta gente, a volte spaventa e fa commettere errori, ma lo scienziato ne è affascinato (e si spera mai ossessionato).
A mio modesto parere, la fisica non è altro che una filosofia di vita; è un bambino che ha tra le mani un giocattolo e vuole smontarlo (preferibilmente sapendo come risistemarlo...) per studiare come è fatto all'interno, cercando di capirne il funzionamento.
Insegna che per ogni evento c'è una spiegazione, che ogni effetto è dovuto ad una causa. Stiamo attenti però, perché non bisogna necessariamente vedere questa banalizzazione come qualcosa di freddo e inerte.
Molti considerano la scienza come asettica, razionale, impassibile, proprio per via del principio “causa-effetto”. Concedetemi di dire che non è tutto piombo quel che è grigio. Anche se, ad una prima analisi, ridurre ogni cosa a quel principio può sembrare semplicistico, vi assicuro che non lo è affatto.
Il primo suggerimento che ho scritto inizialmente consigliava di cambiare prospettiva per andare oltre l'apparenza, dunque procediamo con cautela prima di trarre conclusioni. Se vedete un oggetto grigio, provate a indagare per capire cos'è; chissà che sopra quell'oggetto non vi sia solo uno spesso strato di polvere, quindi sarà sufficiente sfregare con un dito, togliere lo sporco e ritrovarsi in mano dell'oro!
Scoprire quali cause governano certi effetti equivale alla meraviglia di quando ci spiegano cosa c'è dietro a fenomeni che spesso si consideravano palesi. A volte, per quanto è inaspettato il loro meccanismo, sembra quasi che alcuni eventi avvengano veramente per magia.
Indubbiamente, non siamo qui per tenere un corso di fisica, ma, credetemi, le combinazioni che semplici elementi, o forze, possono creare, sono pressoché infinite.
Non si finisce mai di imparare! È questo concetto che un fisico dovrebbe sempre tenere a mente, per aspettarsi continuamente l'imprevisto, l'improbabile e la sorpresa. Mi permetto di citare anch'io un personaggio molto noto nell'ambiente, Enrico Fermi. Lui disse: “Se il risultato conferma le ipotesi, allora hai appena fatto una misura. Se il risultato è contrario alle ipotesi, allora hai fatto una scoperta”.
Ovviamente, anche questa frase è da prendere con le dovute cautele, o si può rischiare di prendere grossi abbagli, ma riassume molto bene quello che intendo dirvi: non date mai niente per scontato perché l'inatteso può spuntare proprio quando non era stato preventivato.
Quello che posso cercare di trasmettervi in queste poche righe è che più conoscerete, più avrete voglia di imparare; più saprete e più vi stupirete di quanto altro ancora ci sarà su cui indagare. Ci sarà sempre un dettaglio che non avrete considerato e che vi farà esclamare: “Eppure era ovvio!”.
Torniamo adesso alla mia risposta sulla Natura. Perché ho risposto così?
Perché la Scienza scende su questo terreno di gioco e tenta di interpretare le regole. A me piace la Natura, perciò la studio e deduco il suo funzionamento (come un giocattolo... ma molto grande).
Ogni cosa che si osserva si trova in questo immenso laboratorio che è la Natura. Le dimensioni vanno dal più piccolo insetto che abbiate mai visto (che si riducono ulteriormente se mai vorrete conoscere, o conoscete già, la fisica delle particelle e l'atomo), fino a raggiungere spazi tanto grandi che possono essere paragonati solo alla propria fantasia.
Quando osservo una foglia, il Sole, una nuvola, una galassia, o un qualsiasi altro fenomeno, lo guardo con un occhio che scruta oltre ciò che appare. Riuscire a vedere come ogni singolo minuscolo tassello di un puzzle gigantesco si incastra in modo perfetto l'uno all'altro, mette addosso un'emozione che è difficile da esprimere. Ogni frammento fa parte di un tutto che, a mio avviso, non potrà mai essere compreso al 100%.
(Se non fosse così, io e i miei colleghi non avremmo più lavoro! E fatto ancor più grave, mi annoierei! ;) )
Vi faccio un esempio concreto. Quando mi sdraio sulla spiaggia per distrarmi dalle preoccupazioni e dallo stress di una faticosa settimana di lavoro, mi concentro solo sui miei sensi: sento il calore sulla pelle, il vento tra i capelli e respiro a pieni polmoni il profumo del mare.
Filtrando queste sensazioni dal mio punto di vista: so di essere colpito da fotoni che mi riscaldano il corpo; so che le differenze di pressione e di temperature dell'aria creano correnti; so che alcune molecole volatili interagiscono con i recettori dell'olfatto, facendomi percepire gli odori.
Detto così potrebbe sembrare che io sia un robot, ma una macchina non può apprezzare la bellezza e l'armonia di quanto descritto e rimanere esterrefatta. Quando interpreto la Natura con questa chiave di lettura, non posso che notare una certa eleganza su come tutte queste componenti si incastrino tra loro e sorrido.
È vero che fisici non si nasce ma lo si diventa, però avere una predisposizione a meravigliarsi è un buon biglietto d'ingresso.
Alan C. Ruggeri
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