La muografia al volo
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Volete sapere che cosa è la "
radiografia muonica" o "
muografia"? Ve lo diciamo subito in poche parole.
Il principio è come quello della Radiografia X. In essa il corpo umano viene investito da una radiazione penetrante (i raggi X appunto). Essa viene più o meno assorbita a seconda della densità degli organi interni e permette quindi di vederne "l'ombra" impressionata su una lastra. Possiamo così vedere una frattura ossea o se un dente presenta una cavità causata da una carie.
Agli inizi degli anni '70 il premio Nobel in Fisica Louis Alvarez si pose lo stimolante problema di vedere se le piramidi di Egitto (quella di Chefren in particolare) hanno cavità equivalenti a carie ma molto più interessanti: camere mortuarie non ancora scoperte e quindi forse con sarcofagi ancora circondati da splendidi tesori di Arte e Storia.
Ma come fare? La Natura è generosa, anche se talvolta distruttiva. Dal Sole ci viene una radiazione che ci dà luce e calore. Dal Cosmo ci giungono particelle con energie impensabili da ottenere con i nostri acceleratori: pur straordinari come opere umane, questi ultimi sono nulla rispetto a quanto accade nel Cosmo attraverso meccanismi di accelerazione ancora mal conosciuti e oggetto di indagini appassionate. Queste particelle, in maggioranza protoni, costituiscono i cosiddetti "
raggi cosmici
".
Perché parlarne ora? Perché interagendo nell'atmosfera terrestre essi ci "regalano" delle particelle, i "
muoni
", che possono essere usati come i raggi X ma con potere di penetrazione molto più grande, e gratis. I muoni permisero ad Alvarez di effettuare una "radiografia muonica" della Piramide di Chefren. Non trovò nulla ma aprì una strada, come accade spesso nella Scienza.
In questi ultimi anni, si è iniziato a utilizzare la radiografia muonica per indagare l'interno di coni vulcanici.
E qui chiudiamo questo intervento, invitandovi a navigare in rete, con un paio di suggerimenti.
Guardate il sito Web del
progetto MU-RAY
. Leggete anche l'
articolo di Giulio Saracino e Cristina Cârloganu
, pubblicato sul numero di Dicembre 2012 di
Physics Today. Capirete anche che oggi conoscere l'inglese vuol dire avere una marcia in più.
Paolo Strolin