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Ancora valigie per ricercatori e fiori in mare? 15/11/2013 11:34 #113
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Ancora valigie per ricercatori e fiori in mare?
La difficile situazione dell'istruzione pubblica e della ricerca scientifica oggi in Italia pur con notevoli eccellenze, l’emigrazione dei nostri valenti ricercatori verso "i Nord" (la figura 1 ne è un simbolo) e il depauperamento di Università ed Enti di Ricerca, unitamente a persistenti carenze di sistematicità nella formazione pre-universitaria, si inseriscono pericolosamente in un quadro generale di deriva del nostro paese verso il "Terzo Mondo" e di prepotente ascesa di paesi fino a poco tempo fa sottosviluppati. In concomitanza con questo, il fossato economico e politico tra sponda africana e sponda europea del Mediterraneo porta a un impressionante flusso verso Nord di poveri esseri umani, che attraversano il mare con esiti troppo spesso tragici e comunque con approdo in una situazione mal definita. Dolorose immagini sono impresse nelle nostre menti, sintetizzate in figura 2 con l’intensità evocativa dei simboli. L'impatto di ambedue i fenomeni sociali e umani sulla nostra emotività e sulla nostra coscienza avviene con cadenza purtroppo quasi quotidiana. Non possiamo non porci cruciali interrogativi.
Nel corso della stesura di Asimmetrie: come fu scoperta la violazione di Parità cercavo un'immagine da porre in relazione con la scoperta della violazione della Parità nelle leggi fisiche. Per esse, la trasformazione di Parità è solitamente visualizzata come una riflessione in uno specchio. La scoperta fu effettuata da una donna, Mme Wu. Cercavo dunque un’immagine con una donna allo specchio. Questa ricerca mi ha condotto al mosaico di epoca romana del Museo del Bardo a Tunisi riportato nel suddetto articolo. Risalendo alle sanguinose origini della Provincia Romana d'Africa, è emerso il ricordo di una struggente visita al sito archeologico (nei pressi di Tunisi) della potente Cartagine, annientata da Scipione Emiliano. Mi è stato inevitabile riflettere sulle conseguenze di questa distruzione sulla Storia dei popoli mediterranei. Appassionandomi, sono giunto a riflettere sull'Italia nell'Europa e nel Mediterraneo e a rendermi una volta di più conto delle connessioni tra il nostro presente e la nostra Storia. Partendo dalla Fisica, ho così lasciato scorrere nella mia mente il percorso logico riportato più in dettaglio nel seguito. La visione storica generale naturalmente formatasi come un mosaico in questo percorso ha fatto infine piombare nella mia mente ambedue gli aspetti drammatici del nostro presente sopra evidenziati. Parlerò di questo. Cartagine, Roma e sponda africana del Mediterraneo Cartagine, antica colonia fenicia, rivaleggiava con Roma nel Mediterraneo. Plutarco riferisce che Marco Porcio Catone nel suo discorso al Senato decretò " Carthago delenda est ". Nel 146 a.C. Scipione Emiliano chiuse la Terza Guerra Punica e con essa il lungo conflitto tra Roma e Cartagine seguendo accuratamente la raccomandazione di Catone, con l’annientamento (oggi si direbbe riduzione a “ground zero”) di Cartagine e il brutale eccidio dei suoi abitanti. Il potere suggestivo del sito archeologico di Cartagine , nei pressi dell'odierna Tunisi, fa sorgere spontaneo il pensiero che quel fatale evento storico avviò la "sponda africana" del Mediterraneo a diventare “sponda Sud”. Nel 30 a.C. con la morte di Cleopatra seguì la sorte di Provincia Romana anche per il lembo orientale della sponda africana, culla dell’antichissima civiltà d’Egitto. Così a Cartagine subentrò la Provincia Romana d’Africa . Il sensazionale Museo del Bardo a Tunisi testimonia la sua grande ricchezza materiale. Con il Cristianesimo, l'Africa Romana conobbe anche grande ricchezza spirituale. Sant’Agostino sarebbe oggi etichettato come algerino: egli nacque nel 354 d.C. a Tagaste nell’attuale Algeria e fu Vescovo della vicina Ippona . Mediterraneo Natura tutto attorno gentile e storici intrecci di civiltà - anche se diverse e spesso con conflitti tra loro – invitano a una visione unitaria del Mediterraneo, un “unicum” al Mondo. L’ulivo cresce su tutte le sue sponde unendole simbolicamente nel vivente vegetale: sotto questo aspetto Sud, Nord, Est e Ovest indicano solo direzioni su bussola e rosa dei venti. Disse Fernand Braudel : "Qu'est-ce que la Méditerranée? [...] C'est tout à la fois s'immerger dans l'archaïsme des monds insulaires et de s'étonner devant l'extrême jeunesse de très vieillis villes, ouvertes à tous les vents de la culture et profit. [...] Tout cela parce que la Méditerranée est un trè vieux carrefour. Che cos’è il Mediterraneo? [...] E’ immergersi nell’arcaismo dei mondi insulari e nello stesso tempo stupirsi di fronte all’estrema giovinezza di città molto antiche, aperte a tutti i venti della cultura e del guadagno. [...] Tutto questo perché il Mediterraneo è un crocevia antichissimo. (F. Braudel, La Méditerranée: l’espace et l’histoire , Prefazione: Méditerranée; Ed. Arts et Métiers, 1977). Italia In un articolo dello stesso Fernand Braudel leggiamo: “E Napoli ha continuato a dare molto all'Italia, all'Europa e al mondo: essa esporta a centinaia i suoi scienziati, i suoi intellettuali, i suoi ricercatori, i suoi artisti, i suoi cineasti […] Con generosità, certo. Ma anche per necessità. Mentre non riceve nulla, o pochissimo, da fuori. L'Italia, secondo me, ha perso molto a non saper utilizzare, per indifferenza, ma anche per paura, le formidabili potenzialità di questa città decisamente troppo diversa: europea prima che italiana, essa ha sempre preferito il dialogo diretto con Madrid o Parigi, Londra o Vienna, sue omologhe, snobbando Firenze o Milano o Roma”. (F. Braudel, Napoli-Parigi, un dialogo fra capitali , Corriere della Sera, 5 giugno 1983) Parole non eguali ma coerenti con esse possono essere dette per altre città e paesi della “chiglia” d’Italia nel Mare Mediterraneo. Non è più bello chiamarla così piuttosto che “Italia Meridionale”? Europa In un articolo di Claudio Magris si legge: “L’identità autentica assomiglia alle Matrioske, ognuna delle quali contiene un’altra e s’inserisce a sua volta in un’altra più grande. Essere emiliani ha senso solo se implica essere e sentirsi italiani, il che vuol dire essere e sentirsi pure europei. La nostra identità è contemporaneamente regionale, nazionale — senza contare tutte le vitali mescolanze che sparigliano ogni rigido gioco — ed europea“. (C. Magris, L’identità è una matrioska: somma di incontri e di storie , Corriere della Sera, 7 settembre 2009) Mediterraneo, Italia ed Europa Le spirito delle due visioni date del nostro paese, mediterraneo ed europeo è lo stesso: la sostanziale unità viene dalle “vitali mescolanze che sparigliano ogni rigido gioco”, la diversità è necessaria come in Natura. Non solo, ma la compatibilità delle due visioni è coerente con la geografia dell’Italia: un ponte teso dall’Europa sul Mediterraneo. Porta anche problemi, quali quelli che oggi si manifestano e che vorremmo condividere con l'Europa. Lo “stivale” in mare è come la punta di un parafulmine ove confluiscono le tensioni. Ma riflettiamo: non sono nemmeno paragonabili ai tremendi conflitti che hanno lacerato l’Europa e che sono sopiti solo da pochi decenni con la fine della Seconda Guerra Mondiale. E di certo non rinunceremmo alla nostra identità di stivale proteso in un tale mare, da tempi antichi “crocevia” di civiltà e prodigo di dolcezze, pur se con i subitanei capricci che ben conoscono i naviganti e che lo differenziano dagli oceani, pacifici o non ma comunque di pachidermica lentezza in ogni cambiamento.
La Sicilia euro-mediterranea dei Normanni La Sicilia offre storiche testimonianze dell’intersezione di civiltà: greca con le numerose colonie delle Magna Grecia, fenicia-punica (lo constatate a Mozia , sulla costa affacciata a Cartagine), latina, bizantina, araba e nordica. Soffermiamoci sulla Sicilia normanna (1061-1198). Palermo fu fatta ascendere a importante capitale euro-mediterranea da un potere colto, illuminato e forte, che rese fertile l'intersezione di civiltà. Basterà immergersi nella bellezza di due simboliche “icone” e ragionare. Fig. 5. Muqarnas arabe e Cristo Pantocratore nella Cappella Palatina - Immagine Ruggero Poggianella Tra altri monumenti , la Cappella Palatina nel Palazzo dei Normanni a Palermo offre di per sè stessa una pressoché completa testimonianza di tolleranza, integrazione culturale e cooperazione civile. Ruggero II diede inizio alla sua costruzione nel 1132. La pianta basilicale latina e il presbiterio bizantino contemperano le necessità liturgiche del rito latino e di quello ortodosso. Bizantina è la splendente decorazione musiva (figura 3). Ruggero II affidò alle maestranze arabe persino la propria immagine, inserita nella decorazione del soffitto (figura 4). E’ arabo il magnifico soffitto ligneo ad alveoli (“muqarnas”) in legno dipinto nella navata centrale (figura 5), vicino alla cupola con Cristo Pantocratore. Ecco le parole coeve dell'arcivescovo di Taormina Filagato da Cerami , coltissimo uomo di Chiesa: ”Il tetto non si può certo saziare di guardarlo, e desta meraviglia a vederlo e sentirne parlare, essendo adornato di certi finissimi intagli variamente lavorati a forma di piccoli canestri, e rifulgendo d'oro da tutte le parti imita il cielo quando nell'aria serena risplende per il coro delle stelle“. (Omiliario, Omelia XXVII; traduzione di B. Lavagnini, 1992) La Cappella fornisce un esempio di impostazione multi-culturale che genera grande Arte.
Un’altra icona di integrazione civile e culturale nella Sicilia normanna è il Libro di gradevoli viaggi in terre lontane, noto come Tabula Rogeriana e commissionato attorno al 1138 da Ruggero II al geografo berbero Muhammad Al Idrisi . La Bibliotèque Nationale de France a Parigi possiede il più antico manoscritto della Tabula Rogeriana, databile attorno al 1300. Esso è catalogato come MSO Arabe 2221 e può essere sfogliato digitalmente. Il sito Web Al Idrisi: La Méditerranée au XIIe siècle della Bibliotèque Nationale de France e il video Geografia de Al Idrisi inseriscono l'opera in un quadro più vasto. Fig, 7. Ricostruzione della mappa di Al Idrisi (1154) - Immagine History of information La figura 7 mostra una ricostruzione della mappa contenuta nella Tabula Rogeriana, ottenuta mediante un "collage" dei vari fogli. L’immagine è tratta dal sito Web From cave paintings to the Internet: chronological and thematic studies on the history of information and media . Il contenuto scientifico della mappa di Al Idrisi era tale che per alcuni secoli essa fornì la più accurata rappresentazione cartografica del Mondo. Vi è anche una “chicca”: il Nord è in basso e il Sud in alto. Mettere il Nord in alto è solo una convenzione, come chi vive nell’emisfero antartico sa bene anche senza conoscere la Tabula Rogeriana. Federico II di Svevia Federico II Hohenstaufen (1194-1250), re di Sicilia, Duca di Svevia, re di Germania e d’Italia, re di Gerusalemme e Imperatore del Sacro Romano Impero fu uomo di Stato e di Cultura. La sua grandezza lo fece indicare da Matthew Paris (1200-59) nelle sue Chronica maiora con il famoso epiteto "Stupor Mundi". Federico II fu un “europeo” nordico di stirpe e fortemente legato all'Italia, che stabilì nel suo Meridione un regno aperto alle diverse culture che arricchiscono l’Europa e il Mediterraneo. Mostriamo in figura 8 Castel del Monte (1240), immagine di uno spirito multiculturale nel forte e determinato esercizio del potere imperiale. Citiamo di nuovo Bruno Zevi su Castel del Monte e sui castelli federiciani : "Nel linguaggio di Federico si fondono una formazione classica, la cultura dei cistercensi e la sottile speculazione araba [...] Di norma, stagliati in cima a una prominenza, si impongono quasi fossero un'alto scoglio". (B. Zevi, Controstoria dell'Architettura in Italia: Romanico Gotico; Castel del Monte a Andriai; Tascabili Economici Newton, 1993) Federico II condivideva con l’Oriente la passione per la falconeria, La figura 9 lo mostra in un manoscritto postumo del suo trattato De ars venandi cum avibus (Sull’arte di cacciare con gli uccelli), il manoscritto originale essendo stato perso nel 1248.
Federico II fu pioniere nell'istruzione superiore e nella promozione culturale da parte dello Stato. Con una generalis lictera del 1224, egli istituì a Napoli uno “ Studium ", con l’idea di dotare il Regno di un istituto d’istruzione superiore (una “università”, detto in termini moderni) rimuovendo la dipendenza dall’esterno e in particolare da Bologna. Al contempo egli evitava la migrazione di studiosi e studenti, permettendo loro di studiare “in conspectu parentum suorum” e cioè senza allontanarsi dalla propria famiglia. Lo Studium di Napoli fu la prima università (detto in termini moderni) pubblica statale, fatto di grandissima importanza per l'organizzazione della comunità umana e per lo sviluppo della Cultura e della Scienza. A Salerno esistevano profonde radici di una tradizione medica nata - secondo un’antica leggenda - dall'incontro tra quattro maestri: Helinus, Adela, Pontus e Salernus, rispettivamente ebreo, arabo, greco e salernitano. Questa leggenda testimonia comunque il fertile spirito multiculturale che nel Medioevo caratterizzò il meridione della penisola italiana e che in una certa misura permane tuttora. Fortemente interessato alla medicina, alle norme di igiene e alla cura della salute pubblica, Federico II diede nuovo vigore all'antica Scuola Medica Salernitana e sostenne la ricerca scientifica medica. Dice Pietro Greco in un’ intervista di presentazione del suo libro La scienza in Europa. Dalle origini al XIII secolo (Ed. L’asino d’oro, 2014), il primo di una trilogia: “ Non è un caso che alla corte di Federico nasce la scienza europea, nasce la poesia italiana, nasce la lingua. Io ritengo che la scienza, ancorché in questa fase iniziale, sia il collante dell'Europa che sta nascendo perché è uno dei linguaggi di una cultura comune. La stessa scienza comincia ad essere studiata, analizzata a Palermo, a Napoli, a Pisa, a Bologna a Montpellier, a Parigi, a Salamanca, a Oxford. L'Europa comincia ad acquisire una cultura unitaria favorita dal fatto che in queste città ci sono delle università e in tutte queste università si parla la medesima lingua, ma soprattutto si insegnano ai giovani le medesime materie”. Non solo interrogativi Gli interrogativi sono inevitabili, cruciali e ineludibili. La sponda africana del Mediterraneo troverà pace e prosperità? Lo spazio euro-mediterraneo potrà crescere in modo più equilibrato? Un impegno condiviso riuscirà a fermare gli esodi dai Sud ai Nord? E' veramente finito il colonialismo a ogni latitudine o ha principalmente mutato personaggi e interpreti? Ove e se è finito, che cosa esso ha lasciato al posto delle deposte strutture tradizionali: nuove strutture libere e capaci di muoversi con alto profilo? L’Italia riuscirà a fermare l’emigrazione dei ricercatori e di altri giovani? La deriva dell’Italia si fermerà e verterà in risalita, della quale il passato la dimostra capace? Avrete altri interrogativi, ve ne sono tanti. “Historia magistra vitae”, dice la locuzione latina. Merita riportare integralmente le parole di Cicerone: “Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis”" La Storia è vera testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità. (Marco Tullio Cicerone, De Oratore, II 9) Il nostro sintetico excursus storico fa nascere almeno un auspicio. I Normanni di Sicilia e Federico II di Svevia ispirino le menti e orientino gli atti da cittadini. Si abbiano ovunque poteri colti, illuminati e democraticamente forti.
Paolo Strolin
. Professore Emerito di Fisica Sperimentale
Università di Napoli "Federico II" Complesso Univ. Monte S. Angelo Via Cintia - 80126 Napoli - Italy |
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