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ARGOMENTO:

DNA in suono 12/04/2013 21:31 #70

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DNA in suono

Una lezione di genetica e musica

L'espressione “è scritto nel DNA” è entrata nell'uso comune. Ma nel nostro DNA che cosa c'è veramente scritto? A seguito del Progetto Genoma Umano, portato a termine in parallelo da una collaborazione internazionale e da un consorzio privato, CELERA, all’inizio di questo secolo, conosciamo la sequenza di basi (Guanina G, Adenina A, Timina T, Citosina C) che forma il DNA, cioè le “lettere” che ne compongono il testo. Che cosa significhi, però, tale testo, rimane ancora sostanzialmente sconosciuto, e la lingua in cui è scritto è ancora così difficile da decifrare che solo gli addetti ai lavori provano a leggerlo.
DNA in suono è un esperimento di divulgazione scientifica nato dalla collaborazione tra Antonella Prisco, ricercatrice dell'Istituto di Genetica e Biofisica del CNR di Napoli, e Chiara Mallozzi, giovane compositrice allieva del Conservatorio S. Pietro a Majella.

L’idea di DNA in suono è di cercare di usare il linguaggio universale della musica per illustrare la genetica contemporanea. L’evento è diviso in due parti distinte che rispecchiano la diversità intrinseca tra lo sguardo della scienza e dell’arte.

La prima parte consiste in una breve lezione, preparata da Antonella Prisco, sulla genetica e la genomica che cerca di illustrare, con un linguaggio semplice, le nozioni di base sulla struttura dell’informazione contenuta nel DNA. Si parte con lo spiegare che cosa è il DNA e il codice genetico, quali sono le caratteristiche strutturali del codice, quali i significati codificati. Oggi sappiamo che non più del 2% del genoma umano, i cosiddetti geni, può essere decifrato tramite il codice genetico. Il restante 98% rimane in gran parte misterioso, ma contiene informazioni vitali: esso racchiude per esempio le sequenze di regolazione dei geni che specificano dove e quando essi debbano essere attivi o silenti, informazioni epigenetiche, sequenze che hanno la funzione di definire la conformazione spaziale del DNA.

L’elemento distintivo della lezione è che ciascuno dei tipi di sequenze di DNA è illustrato non solo visivamente, come una sequenza delle quattro lettere, G A T C, usate dai genetisti per indicare le quattro basi del DNA, ma soprattutto mediante l’ascolto di un file audio, generato dal computer da un algoritmo che fa corrispondere alle quattro basi, quattro precise note musicali. Si riescono così a cogliere in maniera intuitiva le strutture presenti nelle sequenze di DNA. E seguendo questo gioco si scopre una corrispondenza sorprendente tra le sequenze del nostro DNA e, p.es., l’Arte della fuga di J.S. Bach, opera musicale basata anch'essa su quattro note fondamentali. Emerge così che il nostro genoma “contiene” interi brani dell’Arte della fuga. In questo modo l’ascoltatore riesce a percepire come dall'apparente semplicità dell’alfabeto delle quattro singole basi possa emergere lo sviluppo, la complessità e l’“armonia” della vita cellulare.

Grazie alla nostra capacità naturale di riconoscere dei “motivi” nelle sequenze di note musicali (l’orecchio musicale), la struttura di specifici elementi del genoma emerge con chiarezza immediata. L'ascoltatore deve mettere in gioco le proprie risorse intellettuali ed emotive, la propria capacità d’intuizione e attenzione. L’impegno, lo sforzo necessario per seguire la lezione e capirne i dati, mette gli spettatori in una situazione emotiva simile a quella in cui si trova lo scienziato nel suo lavoro, e gli fa percepire come la ricerca, lo spostamento della frontiera tra ciò che si comprende e ciò che è incomprensibile, sia un’impresa appassionante ma difficile. Nonostante l’approccio proposto da DNA in suono tenti di evitare la banalizzazione della materia trattata, l’evento risulta emotivamente coinvolgente per gli spettatori, che vengono messi di fronte al mistero del funzionamento del nostro genoma e della “vita”, e nello stesso tempo di fronte alla possibilità di intuirne le leggi fondamentali attraverso il linguaggio universale della musica.

Nella seconda parte di DNA in suono si ascolta, invece, vera e propria musica. Nella versione completa dell’evento, quattro musicisti, un violino, una viola, un violoncello e un fagotto, interpretano due brani musicali composti da Chiara Mallozzi. La compositrice, riflettendo sul modo di connettere le sequenze di DNA umano a suoni ha deciso che, dal suo punto di vista, la sfida interessante fosse un’altra, ovvero usare il DNA come un’ispirazione, un “codice compositivo”. In quest’ottica, le composizioni della seconda parte di DNA in suono rappresentano la “risposta” dei musicisti alla lezione di genetica, un gioco sui diversi codici, e una richiesta d’ascolto complesso. Mentre nelle arti e nelle scienze gli obiettivi e i metodi impiegati possono essere molto diversi, i processi creativi sono simili.


Video-trailer di DNA in suono

E’ difficile spiegare in modo non tecnico le finalità, i modi ed i risultati della ricerca scientifica, e di fatto c’è una simile difficoltà nello spiegare la ricerca artistica. DNA in suono propone, in questo senso, un nuovo percorso d’avvicinamento sia alla ricerca scientifica che alla ricerca artistica, in un’atmosfera di intimità che si avvicina a quella tipica della tradizione della musica da camera. La seconda parte di DNA in suono apre la discussione anche su un’altra gamma di argomenti di grande importanza, come ad esempio il rapporto complicato tra scienza e società, ed evidenzia la necessità di un ascolto reciproco, nel rispetto delle diverse aree di competenza e dei diversi linguaggi.

DNA in suono è stato messo in scena per la prima volta nel maggio 2011, e poi in molte altre occasioni, tra cui gli eventi di divulgazione scientifica legati al progetto "l'Italia unita dalla scienza".

Antonella Prisco e Mario Nicodemi

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Theoretical physicist
Universita' Federico II di Napoli
Dipartimento di Scienze Fisiche
Complesso Univ. Monte S. Angelo
Via Cintia, 80126 Napoli, ITALY

Si prega Accedi a partecipare alla conversazione.

Ultima Modifica: da M. Nicodemi.
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